Servier, 5,3 mld di fatturato 2023 (+9,2%). Il presidente Laureau: “In Italia 1,6 mln di pazienti curati coi nostri farmaci”

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Una crescita a livello globale del 9,2% rispetto ai ricavi consolidati del 2022, pari a 5,327 miliardi di euro, suddivisi tra 4,041 miliardi di euro per i farmaci brand (+9,4%) e 1,286 miliardi di euro per i generici (+8,8%). Un EBITDA per l’esercizio 2022-23 che si è attestato a 1,015 miliardi di euro, per un margine del 19,1%, rispetto al 17,6% del 2021-22, con un aumento di 156 milioni di euro. Sono i principali risultati finanziari del gruppo farmaceutico indipendente francese Servier, governato da una fondazione senza scopo di lucro. Una particolare struttura di governance che, insieme al fatto di non essere quotata in Borsa, permette all’azienda di concentrarsi su prospettive a lungo termine, senza pressioni da parte degli azionisti. Il gruppo è guidato dal 2014 dal presidente Olivier Laureau, che ha intrapreso un piano di trasformazione a tutto tondo con l’obiettivo di garantirne l’indipendenza, lo sviluppo e la sostenibilità, attraverso la massimizzazione del potenziale del portfolio destinato alla cura delle patologie cardiovascolari, del metabolismo e delle malattie venose nonché la ricerca e lo sviluppo di terapie innovative e mirate in onco-ematologia, neuroscienze e immuno-infiammazione, anche attraverso importanti partnership e collaborazioni con enti di ricerca e altre aziende.

“La nostra azienda lavora con un modello di governance unico – spiega Laureau nel corso di un incontro con i giornalisti italiani nella sede di Roma – che non deve rispondere ad azionisti e ha dunque la possibilità di lavorare su progetti ad ampio respiro, che ben si adattano alla realtà di sviluppo di un farmaco, che come noto ha una durata di almeno 10 anni. Questo ci consente di avere una strategia chiara e che non si modifica nel corso del tempo, e di investire una quota pari al 20-25% del nostro fatturato in innovazione, essendo dunque totalmente focalizzati sui bisogni dei pazienti”. In questo ultimi anni Servier ha compiuto appunto un importante passo in avanti nell’area onco-ematologica, che è diventata priorità di crescita strategica, destinando alla ricerca in quest’area oltre il 70% del suo budget R&D, con l’ambizione di diventare un punto di riferimento nello sviluppo di target therapies per il trattamento dei pazienti affetti da tumori rari e con elevati bisogni clinici insoddisfatti. Il Gruppo ha anche effettuato nell’area investimenti considerevoli tra cui due importanti acquisizioni che hanno permesso di stabilire una presenza in territori strategici come gli Stati Uniti e il Giappone. In quest’area Servier dispone ora di un portfolio di terapie innovative per tumori ‘hard-to-treat’ e una promettente pipeline di 35 progetti di R&D (a gennaio 2024). “In 10 anni siamo diventati un player riconosciuto nell’area dell’oncologia – riferisce il presidente – e oggi investiamo più della metà delle risorse destinate alla ricerca in questo ambito, con terapie che stanno per arrivare in commercio, e altre in early stage che raggiungeranno il mercato nel 2032-35”.

Un passo importante nella trasformazione R&D del Gruppo è stato compiuto nel maggio 2023 con l’inaugurazione del nuovo Istituto di Ricerca e Sviluppo Servier di Parigi-Saclay. Con un investimento di quasi 400 milioni di euro e 1.200 ricercatori è il cuore dell’organizzazione globale R&D del Gruppo, e lavora in modo interfunzionale con gli altri centri di ricerca di Budapest (Ungheria), Ballerup (Danimarca) e Boston (USA), nonché con tre hub di ricerca clinica (Europa, Asia-Pacifico e America). In Italia, l’azienda ha diversi trial clinici in corso, collaborando con numerose istituzioni mediche universitarie.

Il nostro è un Paese in cui Servier è presente da 52 anni, con circa 400 dipendenti, da ottobre 2023 con responsabilità anche di Malta, e ha registrato nell’ultimo anno ricavi complessivi pari a 171 milioni di euro “con oltre 1,6 milioni di pazienti trattati con farmaci dell’azienda”, evidenzia Laureau. Tra le 66 filiali del Gruppo, Servier in Italia è una delle più importanti: da sempre considerata come modello ispirante per le strategie del Gruppo, è 4° per fatturato a livello globale e 1° in Europa. Il 90% circa del fatturato di Servier Italia, incluso quello di Malta, è riconducibile all’area cardiometabolica e venosa (152 milioni di euro). Un paziente su 6 in Italia utilizza le terapie di combinazione di Servier per il trattamento dei principali fattori di rischio cardiovascolare come ipertensione e dislipidemia.

“L’Italia è uno dei primi Paesi dove Servier ha aperto una filiale – dichiara Gilles Renacco, Presidente Gruppo Servier in Italia – e oltre a rappresentare un mercato importante, portiamo avanti una significativa attività di ricerca clinica. I risultati finanziari 2022/23 riflettono con chiarezza la solidità del nostro percorso, dimostrando di essere sulla giusta strada per il raggiungimento dei nostri obiettivi nel medio e lungo termine. La nostra leadership nel cardiovascolare ci sfida ad impegnarci giorno dopo giorno per diventare un’azienda di riferimento anche in emato-oncologia. Sapere che in Italia due pazienti su tre affetti da tumore del colon-retto in terza linea di trattamento riceve una nostra terapia ci investe di una grande responsabilità e ci rende consapevoli del valore del continuum of care che possiamo offrire”.

I risultati finanziari 2022/23 stanno dunque traghettando il gruppo Servier verso gli obiettivi strategici fissati per il 2025: l’ambizione è quella di raggiungere un fatturato consolidato di 6,5 miliardi di euro nel 2025 e un EBITDA (utili prima degli interessi, delle imposte, del deprezzamento e degli ammortamenti) di 1,3 miliardi di euro, pari al 21,7% del fatturato. Entro il 2030, inoltre, Servier prevede di raggiungere un fatturato di 8 miliardi di euro con un rapporto EBITDA superiore al 30%. Importante sarà anche l’ecosistema che l’Italia e l’Europa saranno in grado di creare negli anni a venire per rendere Continente e Paese attrattivi per gli investimenti del pharma.

“Com’è noto – prosegue Laureau – in Europa ci si prepara a una riforma del settore farmaceutico. Invito i governi dei singoli Paesi a valutare bene l’impatto di norme che riguardano l’innovazione, nella misura in cui la loro voce può essere ascoltata dai decisori europei: bisogna assicurarsi che si vada a creare un ecosistema che sia in grado di tutelare chi fa innovazione, altrimenti questo avrà un impatto sui modelli di business delle aziende, che punteranno ad altre aree del mondo. Se vogliamo mantenere il ruolo dell’Europa in questo settore dobbiamo puntare sulla data protection e sulla definizione precisa di cosa sia un bisogno medico insoddisfatto, oltre che proteggere la produzione farmaceutica che rischia di creare seri danni se caratterizzata da una mancanza di indipendenza da parte del nostro Continente. Se abbiamo esempi virtuosi, come quello della Germania, dove un farmaco approvato dall’EMA viene messo a disposizione automaticamente il giorno dopo ai pazienti tedeschi, con la negoziazione prezzo-rimborso che viene portata avanti parallelamente, dobbiamo replicarli. Abbiamo bisogno di un piano chiaro e di stabilità. La salute non è comparabile con altre aree economiche”.

Quanto all’Italia, interviene Viviana Ruggieri, direttore Relazioni Esterne, Market Access e Affari regolatori di Servier Italia, “è positivo che si siano aumentate le risorse del Fondo sanitario e di conseguenza per la farmaceutica. Ma bisogna ancora lavorare sul tema della governance generale, urgente soprattutto per quanto riguarda la spesa ospedaliera e l’accesso ai farmaci innovativi. Abbiamo un tavolo aperto con il ministero delle Imprese e della Salute e questo ci fa ben sperare di poter lavorare insieme: il bisogno primario delle aziende del farmaco è avere stabilità normativa e di processo, con un’Aifa forte e aperta al dialogo con processi prestabiliti e certi su cui noi possiamo basare le nostre stime. E abbiamo bisogno di una modalità di riconoscimento dell’innovazione che sia il più possibile coerente ed efficace. Negli ultimi 8 anni, inoltre, abbiamo lavorato molto sull’importanza del concetto di aderenza terapeutica, contribuendo a diffondere e stimolare la riflessione sugli effetti della scarsa aderenza non solo nella dimensione terapeutica, ma anche in quella economica e sociale al fianco delle Istituzioni e degli operatori sanitari, che ricoprono un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi di salute del paziente. Da parte nostra abbiamo portato soluzioni terapeutiche sostenibili per il SSN che negli ultimi 10 anni hanno generato decine di milioni di euro di risparmi sia sulla farmaceutica che in termini di eventi maggiori evitati grazie al ruolo giocato sull’incremento dell’aderenza al proprio trattamento. Si tratta di un fenomeno multifattoriale, che coinvolge tutti, ma su cui le Regioni ancora non hanno un obiettivo specifico da raggiungere. C’è sensibilità, ma bisogna ancora lavorare molto su questo aspetto”.

Se infatti Servier è la 5a azienda farmaceutica al mondo in cardiologia e 2a per il trattamento dell’ipertensione, la strategia aziendale si ispira sempre più all’innovazione incrementale alla base dello sviluppo di combinazioni di pillole singole (single pill combination e polipillole), che consentono ai pazienti affetti da patologie croniche cardiovascolari di assumere le diverse terapie in un’unica compressa, supportando in questo modo l’aderenza ai trattamenti da parte dei pazienti e contribuendo alla sostenibilità economica del SSN. Nel luglio 2023, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato un elenco aggiornato di farmaci che considera essenziali per soddisfare i bisogni sanitari prioritari della popolazione mondiale. Per la prima volta, questo elenco include una polipillola di Servier, una combinazione di perindopril, amlodipina e atorvastatina, utilizzata per trattare più fattori di rischio cardiovascolari (ipertensione e dislipidemia) con un’unica compressa.

Infine, la responsabilità sociale: “Nel corso dell’anno fiscale 2022-23 – dice Laureau – Servier ha adottato importanti misure per ridurre la propria impronta ambientale, contribuendo così alla lotta contro il cambiamento climatico. Gli sforzi del Gruppo si sono concentrati su tutti gli aspetti produttivi, come la progettazione ecologica dei farmaci, la decarbonizzazione della catena di approvvigionamento e la conservazione della biodiversità. Il Gruppo è riuscito a ridurre le sue emissioni dell’11% rispetto al periodo 2021-22. La percentuale di elettricità rinnovabile nel suo mix energetico è salita al 13% nel corso dell’esercizio finanziario 2022-23 e cinque dei siti industriali del Gruppo sono alimentati al 100% con elettricità rinnovabile: Arklow in Irlanda, Toledo e Madrid in Spagna e Jacarepaguá e Pharlab in Brasile. E per il 2025 abbiamo l’obiettivo ambizioso di ridurre le emissioni del 25%”.

 

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